La mia lotta al Punteruolo Rosso delle Palme

Rhynchophorus ferrugineus punteruolo rosso palme

Il Punteruolo rosso - Rhynchophorus ferrugineus è un dannosissimo insetto molto vorace allo stadio di larva che ne gli ultimi anni sta facendo strage delle palme in Italia. La prima volta che ne sentii parlare 4 anni fa in puglia, lì lo conoscevano già bene, non ne avevo mai sentito parlare e non avevo mai visto piante colpite… Allora non avevo neanche un giardino ne una palma per preoccuparmi.

punteruolo rosso insetto e larva

In foto sopra Punteruolo rosso e larva morta.

Questo post non centra niente con le piante grasse, ma è importante che tutti si rendano conto di quello che sta succedendo alle palme in modo da tentare di proteggerle, e soprattutto per limitare l’espansione di questa schifosa bestiaccia!

Da due anni però ho un giardino con una palma, inizialmente da me sottovalutata. Vivendo il giardino mi sono però sempre più affezionato a questa palma, e solo dall’ultimo anno ho iniziato a curarla anche perchè di palme in zona ne vedevo vive sempre di meno.

Nell’ultimo anno ho pulito il tronco regolarizzando i monconi delle vecchie foglie, ho sistemato tra questi alcune talee radicate di Selenicereus anthonyanus e alcuni bulbi di Oxalis, e visto che sempre più palme in zona morivano, ho iniziato preventivamente a spruzzare reldan22, l’ho fatto ad ottobre scorso, in inverno contestualmente al taglio di alcune foglie, in primavera, in estate, e l’ultima volta intorno al 20 settembre quest’anno. Proprio a settembre mi sono reso conto che tutte le palme in zona non avevano più le foglie centrali ed ero molto contento che la mia fosse così bella e rigogliosa, per essere sicuro che fosse in salute con un bastone ho mosso le foglie più giovani e verticali per controllare che fossero salde ed andava tutto bene.

Ad ottobre non sono potuto andare in campagna ma i miei non hanno notato nulla, la palma sembrava in salute.

Sabato 19 novembre sono dovuto tornare velocemente in campagna per un ultimo controllo alle piante grasse, e per chiudere la serra, quando alzando gli occhi verso la palma, sconforto, le foglie centrali erano collassate. Salgo sulla scala e inizio a farmi spazio con la sega per cercare di vedere cosa succedeva li in alto.

segni gallerie Rhynchophorus ferrugineus punteruolo palma

Disastro, le foglie sono staccate dal tronco, e hanno la base marcia con grossi fori e gallerie, qua e la ci sono diversi bozzoli di fibra di palma, avvicinandomi sento un forte odore di marcio e fermentazione,  corro dal mio vicino che aveva 4 palme molto più grandi della mia, ancora vive, e lo trovo su una scala con due secchi pieni di larve e bacarozzi mi fa “hai visto che disastro? ne ha prese 3 su 4. La tua come sta?”. Mi spiega di tagliare tutte le foglie e di prendere tutte le larve che incontro e bruciarle. Torno a casa e inizio il lavoro, dopo poche ore è buio, faccio del mio meglio e spruzzo 5 litri di redlan22 5ml/l .

Rhynchophorus ferrugineus bozzolo

Non riesco a tornare prima di questo sabato mattina, al mio arrivo sulla palma ci sono molte larve morte, ma all’interno si sente movimento. Neanche mi cambio e inizio armato di sega elettrica e tanto odio a tagliare in obliquo fette di tronco, cercando di raggiungere il cuore della palma sperando di trovarlo intatto.

palma decapitata

Man mano che ci si avvicina al centro il lavoro diventa sempre più difficile, la palma è fresca e la sega si intoppa nelle fibre… per non parlare dello schifo… c’è puzza di vomito, di marcio e fermentazione e mentre sego pezzi di palma e larve schizzano ovunque.

larva punteruolo rosso viva

Una delle cose più raccapriccianti è il rumore che si sente avvicinandosi alla palma che diventa degno di un film dell’orrore se si avvicina l’orecchio alla cima, si sente un continuo scavare e scrocchiare, quei bastardi sono tanti, sono vivi e stanno scavando incessantemente.

larva Rhynchophorus ferrugineus nella galleria

A fine giornata ho dato una bella pulita, e scoperto il cuore che sembra integro…

cuore palma colpita punteruolo rosso

non conosco bene le palme, ma quello sembra l’inizio di nuove foglie. Al tatto e sodo, anche se tutto intorno le bestiacce scavano. E’ ormai buio, inondo con un tubo dall’alto lavando la palma dai resti di larve spiaccicati, e trucioli, ha un bel colore bianco, insisto con il tubo all’imbocco dei buchi visibili e dopo qualche minuto diverse lavre vengono a galla, le infilzo, ma avvicinando l’orecchio alla palma si sente un gran lavorare e ancora molta puzza che ormai invade tutto il giardino. Verso qualche litro di insetticida. Dopo cena torno vicino alla palma, saranno le 22 e all’interno si sente un incessante grattare, qualche larva spunta dai buchi… ste bestiacce non dormono!!!

palma tagliata punteruolo

Domenica mattina alcuni cadaveri spuntano dai buchi, ma si sente sempre un gran brucare… spero di non dover più sentire quel rumore è veramente disgustoso. Mi metto una tuta e tipo serial killer incurante degli schizzi in faccia continuo ad affettare, ogni fetta 4-5 vermoni saltano fuori, sono tutti di circa 3 centimetri, alcuni grassi come porcellini, sono anche veloci, in pochi istanti cercano le proprie gallerie e ci si infilano, i più piccoli e svelti ci riescono gli altri vengono infilzati e buttati in un secchio con acqua.

Ore ed ore di questo lavoro alle 16 mi rendo conto che non posso più tagliare, sia perchè non ce la faccio più io sia perchè non ce la fà più la sega che si incastra ogni 3 secondi. Salgo sulla scala con l’idropulitrice e cerco di pulire il più possibile, puntandola verso le zone più mollicce o verso i buchi visibili, saltano via ancora pezzi di palma e larve di punteruolo rosso, ma la maggior parte della superficie esposta sembra sana, chiara e soda. Mi fermo una mezzoretta per far riassorbire il lago e mangiare qualcosa.

Rhynchophorus ferrugineus insetto adulto larva

Quando torno a lavoro sta iniziando il tramonto per fortuna il rumore è molto diminuito, si riesce ad identificare la provenienza e armato di fil di ferro, avvicinando l’orecchio individuo le zone dove il rumore è più forte, da quelle zone scostando le fibre si riesce a trovare una zona più molliccia e piccole caverne profonde 2-4 cm, una per una stano le larve rimaste, infilzandole con grande soddisfazione, e con soddisfazione sempre maggiore man mano che vado avanti i rumori sono sempre di meno e sono sempre più localizzati. E’ di nuovo quasi buio, a malapena si sentono due punti dove sono presenti ancora larve, ma non riesco ad individuarle, preparo altri 5 litri di insetticida e irroro per bene, inserisco due fili di ferro incrociati agli estremi del cuore, e copro tutta la parte superiore  della palma.. di quel poco che ne resta… con un foglio di tnt che inchiodo ai monconi delle foglie più bassi per tenerlo aderente.

Vista la profondità che hanno raggiunto le larve non credo proprio che la palma ce la farà, ma almeno tutto questo lavoro spero che sarà servito per evitare che altre palme vengano colpite… se tutti lo avessero fatto forse la mia sarebbe ancora viva…. mentre in zona la maggior parte delle palme colpite è stata lasciata così e solo poche sono state tagliate e provate a curare…

punteruolo rosso maschio

Particolare del muso del Punteruolo rosso maschio.

Il punteruolo rosso misura circa 2,5-3 cm, è coperto da una durissima corazza che non si riesce a scalfire con le dure spine della palma. Vive 3-4 mesi e durante questo periodo può produrre diverse generazioni, lo sviluppo a quanto pare non si ferma neanche con il freddo ma rallenta rispetto all’estate. La palma non viene abbandonata sino a che non è c’è più niente da mangiare! quindi se non si interviene si continueranno a produrre centinaia o migliaia di nuovi insetti.

Come rimedi naturali preventivi mi era stato consigliato di utilizzare bacche di neem triturate e mischiate a scaglie di canfora da cospargere tra le foglie più apicali.

Essendo entrambi i prodotti non facili da reperire ho usato il Reldan22 che normalmente uso per le succulente e riporta in etichetta le dosi di utilizzo per la lotta al Rhynchophorus ferrugineus per le palme nel verde urbano, è acquistabile senza patentino, l’effetto dura una quindicina di giorni, ma visti i risultati non è così forte o probabilmente basta una pioggia per annullarlo.

Mi è stato consigliato come più efficace il Supracid, ma non è liberamente acquistabile.

Mentre prodotti a base di neem sembrano essere efficaci stando a quanto si legge in internet.

Per il controllo della presenza di punteruolo rosso in zona si possono usare trappole attrattive, si posiziona la trappola ad una certa distanza dalla palma e si controlla frequentemente se cattura insetti, in caso positivo si iniziano i trattamenti alla propria palma e si avvisano i vicini.

Sul trattamento delle palme colpite e sulla lotta al punteruolo rosso si trova poco in internet di realmente utile, o meglio, si trova molto, ma la maggior parte degli articoli riporta o proviene da siti specializzati in disinfestazioni, che applicano tramite un foro nel tronco dei prodotti direttamente nel sistema vascolare della pianta, resta il fatto che il trattamento professionale è abbastanza costoso, e deve essere attuato preventivamente e/o prontamente. Resta comunque l’unica alternativa in caso di palme molto alte o di altra impossibilità ad intervenire.

Sicuramente il trattamento più efficace si ottiene poco dopo la deposizione delle prime uova, quando i sintomi ancora non ci sono… Spero che questo post aiuti a sensibilizzare i possessori di palme, basta una palma colpita per diffondere il punteruolo rosso a centinaia di altre palme!!! quindi intervenite preventivamente o il prima possibile in caso di infestazione!

Semina Frailea grahliana ssp grahliana

semina frailea grahliana ssp grahliana

La Frailea grahliana ssp grahliana è una piccola cactacea nana che come le altre Frailea produce semi autonomamente essendo autofertile. La pianta adulta arriva a misurare al massimo 2-3 cm.

I semi provenivano da una pianta della mia collezione, sono stati piantati  il 30 gennaio 2011 con una tecnica leggermente diversa da quella che uso di solito e anche con una composizione di composta leggermente diversa.

Gymnocalycium: stenopleurum, mihanovichii, friedrichii, esistono? identifichiamoli!

Gymnocalycium stenopleurum, G. mihanovichii, G. friedrichii, sono la stessa pianta?

Anni fa dopo una ricerca ne troppo superficiale, ne troppo approfondita per cercare di identificare correttamente un gymno dal corpo scuro con fiori rosa con costole accentuate a forma piramidale, senza voler dare torto a nessuno l’ho identificato come: G. stenopleurum Sin. G. mihanovichii Var friedrichii.

Ad oggi ne ho tre esemplari uguali, comuni e molto diffusi tra i collezionisti di piante grasse, comprati uno senza cartellino uno con cartellino G. friedrichii, il terzo con cartellino G. mihanovichii, oggi correttamente identificati come

G. stenopleurum Sin. G. mihanovichii Var friedrichii

Gymnocalycium stenopleurum.

Le mie ricerche partono velocemente da gallerie fotografiche online, per proseguire su testi generici e poi approfondire su libri mono specie. Generalmente si concludono con una corretta identificazione, ma in questo caso non riuscivo a comprendere bene la relazione tre i tre nomi, ho infine capito che il problema non era mio, ma negli anni era stata fatta grande confusione sui tre taxa che continuavo a ritrovare associati a foto o descrizioni per certi versi simili e per altri molto differenti. Mi continuavo a chiedere quali specie fossero ufficialmente riconosciute e come associarle ad immagini visto che le caratteristiche spesso si sovrapponevano:

Gymnocalycium stenopleurum

Gymnocalycium mihanovichii

Gymnocalycium friedrichii

Il primo libro che vado sempre a consultare è il The Cactus Family – Anderson - 2001.

Che descrive:

Gymnocalycium mihanovichii, ma lascia un vuoto sulle varietà.

Gymnocalydum stenopleurum = Gymnocalydum mihanovichii var. friedrichii e G. friedrichii da una pubblicazione non valida.

Accetto questa nomenclatura, ma avendo ancora dubbi, ho cercato di approfondire con l’aiuto di un libro più specifico Gymnocalycium a collector’s guide - Pilbeam - 1995.

Partendo da Britton and Rose, identificarono 23 specie di Gymnocalycium, tra queste c’è solo il G. mihanovichii. Backeberg ne elencò 65 tra cui G. mihanovichii e G. mihanovichii  var. friedrichii. Infine Hunt consultandosi con 3 eminenti studiosi del genere ne ha riconosciute e accettate 37 tra cui G. mihanovichii e provvisoriamente accettate altre 42 tra cui G. friedrichii.

Il testo quando parla di classificazione ne prende in considerazione due, in entrambe risultano come specie:

G. stenopleurum

G. mihanovichii

G. friedrichii

raggruppate nello stesso subgenere o subserie.

Sfogliando il testo le schede riportate sono:

G. friedrichii, dove viene affermato che da anni c’è un problema tassonomico riguardo questa specie e la sua correlazione con G. mihanovichii, recenti opinioni pongono il G. friedrichii come una specie intermedia tra G. anisitsii e G. mihanovichii. Un’altra opinione pone poi il G. friedrichii come sinonimo di G. stenopleurum lo stesso viene affermato nel CITES Cactaceae Checklist.

G. stenopleurum, dove si afferma che deve essere fatta chiarezza sul fatto che sia una specie a se o che G. friedrichii sia un suo sinonimo, ma fino ad allora verrà mantenuta la separazione.

G. mihanovichii, è uno dei meglio conosciuti, nonostante regni confusione tra lui e il G. friedrichii, in passato in base alle diverse classificazioni sono stati separati o accomunati. Tra le varietà c’è la var. friedrichii assegnata a G. friedrichii.

Parlando di G. mihanovichii, non si possono non menzionare quei buffi cactus dai colori accesi quasi fluorescenti  rossi o gialli che si trovano spessissimo in vendita nei supermercati, sono esemplari di G. mihanovichii privi di clorofilla, che pochi giorni dopo essere nati vengono innestati, altrimenti morirebbero.

Con l’aiuto dei testi e di un amico, Paolo, che ringrazio, volendo dare momentaneamente un nome alle piante che si hanno in collezione, si può procedere così:

Gymnocalycium stenopleurum = fiore rosa più o meno intenso.
Gymnocalycium mihanovichii = fiore giallastro o bianco mai pienamente aperto.
Gymnocalycium friedrichii (o G. mihanovichii Var friedrichii) = fiore pallido completamente aperto.

Gymnocalycium saglionis Sin saglione spine e acqua

Gymnocalycium saglionis Sin saglione

Le spine del Gymnocalycium saglionis Sin G. saglione hanno una curiosa caratteristica che lo rende famoso e ricercato dai collezionisti più che per le sue abbondanti fioriture come avviene per gli altri cactus e Gymnocalycium.

Arriva l’inverno le piante grasse finiscono di vegetare

Dato che l’inverno si fa sentire ogni giorno più forte, qui a Roma un forte gelo è arrivato da qualche decina di ore, per chi non lo avesse già fatto è arrivato il momento di riparare le piante grasse.

Preparare e proteggere per l’inverno le succulente può essere in base a dove ci troviamo geograficamente più o meno complesso.

Chi ha una serra si trova avvantaggiato, ma chi coltiva in balcone o in terrazzo?

Ci sono diverse cose da considerare prima di dimenticarsi o quasi delle piante grasse durante il periodo di riposo vegetativo invernale:

- In inverno le cactacee non vegetano, non crescono, perdono la maggior parte delle radici, quindi bagnarle non serve a nulla, le non cactaceae invece rallentano molto la crescita, alcune stanno ancora fiorendo, ma nella nella maggior parte dei casi si ferma la crescita anche per loro.

- Appurato che già si è smesso di bagnare da un bel pò di giorni le succulente cactaceae (metà settembre teoricamente è l’ultima innaffiata abbondante), e che avrete dato da poco l’ultima bagnata abbondante alle succulente non cactacee, la composta delle prime deve essere ormai già completamente asciutta.

- Si raccolgono i frutti e semi, si tolgono i fiori secchi che ormai vengono via senza resistenza, si tolgono le foglie e qualsiasi altro materiale depositato nei vasi o tra le spine.

- Si osservano bene le piante una per una per controllarne lo stato di salute e se ci sono parassiti.

- Se necessario si aggiunge uno strato superficiale di inerte di media granulometria, lapillo, sabbia di fiume o quarzo.

- Se non lo si è già fatto, si spostano verso un muro i vasi più esposti alle intemperie.

- In questo periodo di riposo l’importanza dell’illuminazione scende in secondo piano, quindi se si dispone di un angolo del terrazzo, riparato dalla pioggia e dal vento, anche se poco luminoso, si potranno spostare le piante in questo punto.

- Nel centro e sud Italia le piante grasse più comuni resistono bene alle temperature cittadine che difficilmente scendono e rimangono sotto lo 0; mentre in campagna e in città man mano che va a nord, è bene proteggere la maggior parte delle piante con tessuto non tessuto (TNT) che si trova facilmente in vendita nei grandi brico e centri commerciali, o con serre smontabili di piccole/medie dimensioni posizionate contro un muro. Queste ultime hanno coperture in PVC che a differenza del TNT non lascia circolare l’aria, sarà quindi necessario lasciare parte della copertura aperta o praticare dei fori e nelle giornate più soleggiate aprire le zip principali per far cambiare l’aria controllando le piante di tanto in tanto.

- Tenere le piante grasse in casa non è affatto una buona scelta come si può credere, le temperature sono sempre superiori ai 15 gradi e questo associato alla poca luce che entra dalle finestre e alle giornate più brevi causerebbe crescita irregolare, eziolatura e per alcune specie cactacee mancata fioritura nella prossima bella stagione.

- Una buona scelta può essere invece, specialmente al nord, portarle all’interno di verande non riscaldate, che in questo caso si comporteranno da serra fredda.

- Un buon compromesso per chi può farlo è tenere le piante nelle scale condominiali dove ci sono finestre e non c’è riscaldamento, è una cosa comunque da valutare di caso in caso.

- In zone molto fredde, c’è chi per proteggere le cactaceae dal gelo, quando la temperatura incomincia a scendere sotto lo zero, le mette in garage sfruttando la stasi vegetativa, ovviamente solo dopo che il terreno è completamente secco.

- Al nord Europa c’è anche chi protegge le cactacee in modo molto particolare: dopo averle svasate lavate e lasciate asciugare, le incarta in fogli di giornale ad una ad una e le ripone in casse o bauli di legno tenute in zone dove la temperatura rimane tra i 5 e 10 gradi, rinvasandole a fine inverno… a parte l’impressione che fa e la laboriosità di questa tecnica c’è il pro che con questo trattamento, controllando le piante, si è sicuri di non lasciarle tutto l’inverno con eventuali parassiti entrati nei vasi durante la bella stagione.

- Durante l’inverno è consigliabile ogni tanto, nelle giornate più limpide, nebulizzare le piante con prodotti antifunginei. C’è chi lo fa ogni mese, chi un paio di volte in tutto.

- E’ bene controllare almeno mensilmente le non cactacee ed eventuali semenzali  perchè non si disidratino troppo ed al bisogno bagnare e/o nebulizzare delicatamente.

- Per regolarsi su quali piante non possono essere assolutamente lasciate senza protezione in inverno, online è possibile trovare diverse tabelle con temperature minime di resistenza delle succulente. Queste tabelle sono in genere puramente indicative, ma molto utili, leggendole capiterà di trovare indicato per alcune piante temperature minime ben superiori a temperature alle quale le stesse piante hanno superato l’inverno nella nostra collezione, questo perchè in genere, se tenute completamente asciutte e riparate dai venti, molte piante resistono bene a temperature anche molto basse. In linea di massima, le cactacee superano più facilmente l’inverno anche con minime protezioni, mentre molte succulente non cactacee sono più sensibili al freddo.